Franscini, Stefano

Date di esistenza
Luogo di nascita:
Bodio
Data di nascita:
23.10.1796
Luogo di morte:
Berna
Data di morte:
19.7.1857
Biografia / Storia

Di famiglia modestissima, frequentò dapprima la scuola invernale gratuita del parroco di Personico e, dal 1808, il seminario di Pollegio. Nel 1815 entrò nel seminario arcivescovile di Milano, ma nel 1819 lo abbandonò per assumere incarichi di insegnamento nelle scuole elementari e maggiori di Milano e per dedicarsi a studi di storia, diritto, economia politica, statistica e pedagogia. In quegli anni scoprì le opere di economia politica e statistica di Melchiorre Gioia, che esercitarono su di lui una influenza duratura. Rientrato in Leventina nel 1824 per esigenze famigliari, continuò la sua attività di maestro e di autore di testi per le scuole e iniziò a pubblicare su Gazzetta Ticinese articoli di storia patria, economia e statistica. Stabilitosi a Lugano, diresse una scuola di mutuo insegnamento, non mancando di suscitare parecchie diffidenze per le novità pedagogiche adottate. Nel 1827 pubblicò la Statistica della Svizzera, un'opera di esplicita concezione liberale che metteva in luce con metodo comparativo la complessa realtà elvetica. Sotto il regime autoritario, filoaustriaco e sospettoso del Landamano Giovanni Battista Quadri, gli scritti di Franscini non tardarono a sollevare preoccupazioni e sconcerto. Nel 1828 fu pubblicato Della pubblica istruzione nel Canton Ticino, in cui si denunciava lo stato miserevole dell'istruzione. Nel 1830 apparve anonimo (ma del Franscini) un opuscolo di grande successo, Della riforma della Costituzione ticinese, che additava i mali peggiori del regime quadriano e indicava la via per una rigenerazione in senso liberale del cantone. Dopo il 1830 Franscini continuò la sua attività di pubblicista sui fogli liberali, L'Osservatore del Ceresio e Il Repubblicano della Svizzera italiana. Tra il 1837 e il 1840 diede alla stampa La Svizzera italiana, l'opera statistica più matura, in cui volle rappresentare "lo stato vero e reale del Paese".

Franscini fu tuttavia sempre più coinvolto negli affari della politica: come segretario di Stato dal 1830 al 1837 e dal 1845 al 1847, come membro del governo cantonale dal 1837 al 1845 e dal 1847 al 1848, come deputato alle Diete federali nel 1841, 1843, 1845, 1846 e come Consigliere nazionale nel 1848. In questi anni, rappresentò il Ticino nelle conferenze intercantonali sulle questioni doganali, postali e commerciali; fu nel Vallese per comporre gli animi esacerbati dopo la sconfitta del Sonderbund e a Napoli (1848) per indagare sul comportamento delle truppe mercenarie svizzere. Il 16 novembre 1848 Franscini fu eletto per i liberali radicali nel primo Consiglio federale, dove ottenne il Dipartimento dell'interno. Se il suo disegno di un'Università federale, concepita come luogo di incontro fra le varie culture della Svizzera, si arenò a causa di opposizioni insormontabili, miglior fortuna ebbe il progetto di Politecnico federale, approvato nel 1855, e poi realizzato a Zurigo. Convinto come pochi che la conoscenza del Paese fosse la condizione di ogni progresso, Franscini gettò pure le fondamenta, con un'opera tenace e pionieristica, dell'ufficio federale di statistica, creato nel 1860. Nel Ticino si adoperò senza tregua per la promozione della scuola, "elemento principalissimo dell'incivilimento nazionale", fondando, tra l'altro, la Società degli amici dell'educazione del popolo. Elaborò leggi, si occupò di agricoltura e foreste, di strade e dogane, della riforma degli ordinamenti patriziali e comunali, affrontò la delicata questione dei rapporti fra Stato e Chiesa, lottò strenuamente per superare la piaga dei regionalismi che impediva la nascita di una coscienza ticinese e di uno Stato efficiente e ben ordinato, sostenne la necessità di legami più stretti fra il Ticino e il governo federale. Nel 1854 pubblicò le Semplici verità ai ticinesi sulle finanze e su altri oggetti di ben pubblico, una sorta di manifesto politico in cui lanciò un appello alla riconciliazione, al buon governo e all'oculata amministrazione finanziaria. Ma proprio in quell'anno il Ticino, lacerato dalle lotte partitiche, gli negò la rielezione in Consiglio nazionale e Franscini fu recuperato solo grazie al seggio offertogli dal cantone Sciaffusa. Anche la permanenza a Berna di Franscini fu costellata di incomprensioni e la sua volontà mediatrice fra il governo federale e il cantone Ticino a proposito dei rapporti con le autorità austriache di Lombardia e del diritto d'asilo gli procurò dissapori e immeritate accuse di cedimento da una parte e dall'altra.
(Dizionario storico della Svizzera)

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minimo

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