Dopo una leggera ripresa durante la seconda guerra mondiale per far fronte alle restrizioni alimentari, il torchio e la sua produzione di olio indigeno sono caduti nell’oblio, come molte altre attività legate al mondo contadino. Un raro esempio di “macchina” per la produzione di olio di noce , impiegato sia per l’illuminazione, sia per il consumo alimentare quale condimento, che è rimasto in funzione fino a fine ‘800. All’inizio degli anni ‘80 il Comune di Sonvico decide di salvaguardare e valorizzare l’intero manufatto con il restauro dell’edificio fatiscente e del torchio stesso.
Negli anni Ottanta é stato acquistato dal comune e restaurato, diventando un piccolo centro culturale gestito dall'associazione "Amici del Torchio".
Descrizione fisica
Si tratta di un torchio piementese a leva, uno dei più grandi ancora visibili, che porta sul suo tronco principale la data del 1582. L’enorme dimensione del manufatto, in particolare del tronco principale di 10 metri e del peso di 5000 kg., presume che la sua costruzione abbia sicuramente preceduto quella dell’edificio. Si ipotizza pure che delle maestranze italiane specializzate fossero chiamate per tali realizzazioni.
Condizione giuridica
proprietà ente pubblico
Bibliografia
Sonvico: un viaggio dalle origini ai giorni nostri, a cura di Yvonne Camenisch e Danila Nava-Toscanelli, Armando Dadò editore, Locarno 2012, pp.97-101.