Archivio storico Lugano

Il 1896: un anno piovoso

Il 1896: un anno piovoso

Le immagini di questo album conservato all’Archivio storico della Città di Lugano, con fotografie originali di Grato Brunel, ritraggono l’esondazione del Ceresio in seguito alle forti piogge avvenute tra il 5 e il 6 agosto 1896, che fecero aumentare il livello del lago di un metro in un giorno.

Durante l’imperversare della piena, il fiume non solo convogliò e disperse nel lago piante, rami, legnami d’ogni fatta e grandezza, ma anche … alcuni cadaveri di bestie e masserizie. I nostri barcaiuoli sono oggi e ieri tutti in faccende a raccogliere legna e ne avranno assai più che per il bisogno per tutto il prossimo inverno.

("Gazzetta Ticinese", 6 agosto 1896)
Veduta del Giardino pubblico, fotografia di Grato Brunel

La pioggia torrenziale causò danni ingenti, ingrossando il Cassarate che convogliò alla foce una grande quantità di legname. I lavori per la raccolta dei detriti si rivelarono inoltre non privi di pericoli:
“Una barca appartenente ad un abitante di Cassarate, essendosi avvicinata di troppo alla corrente, venne urtata da una trave che scendeva dal fiume che la sfondava, facendola sommergere. Le due persone che la montavano furono gettate nel lago, ma fortunatamente poterono essere salvate dalle barche vicine” (“Gazzetta Ticinese”, 6 agosto 1896).

Piazza Guglielmo Tell, fotografia di Grato Brunel

Fra i danneggiamenti maggiori vi fu il crollo del ponte in pietra alla Stampa, detto ponte di Valle. Una testimone oculare e protagonista di una disgrazia scampata è stata Rosa Campana di Cimadera, che stava recandosi al mercato di Lugano assieme a una compaesana; intervistata negli anni Settanta del Novecento ricorda quei momenti concitati: “andavamo a Lugano coi funghi, (…) eravamo io e un’altra ragazzina, io avevo otto anni, l’altra ne aveva sette. Quando siamo arrivate giù al Ponte di Valle, l’acqua passava sopra il ponte. E pazienza, siamo passate. Quando abbiamo passato il ponte, ci è arrivata dietro la massa d’acqua e ci trascinava via e chiamavamo aiuto. C’erano delle donne vecchie, si tenevano per mano e si aggrappavano ai muri perché l’acqua le stava trascinando via. C’erano le fabbriche di… una fabbrica di mattoni laggiù: e ha trascinato via tutto, e mattoni e tutto, fino al cimitero di Lugano. E noi chiamavamo aiuto. Sono accorsi gli operai che erano lì a lavorare e hanno preso in spalla me e questa ragazzina, sono accorsi loro, (…) ci hanno prese in spalla, ci hanno portate fino al cimitero di Lugano”. Giunte in città, le due bambine trovarono un ricovero sicuro: “siamo arrivate giù a Lugano, eravamo misere e infreddolite, bagnate fradice, come pulcini. C’era il ristorante dei Penasgín (1) : siamo entrate in questa casa, ci hanno acceso un bel fuoco, ci hanno fatte scaldare, ci hanno fatte asciugare un po’. Poi siamo uscite, lì fuori della porta, a vendere i funghi. E ci hanno comperato subito i funghi, ce li hanno portati via subito: abbiamo anche guadagnato un bel po’, ce li hanno pagati bene, perché hanno visto che eravamo bagnate, eravamo miserabili. E poi, pazienza, siamo andate ancora a fare provviste, perché comperavamo lo zucchero, il caffè, il sapone, tutto a Lugano. Poi siamo tornate in su cariche, ma non siamo più potute passare di lì, abbiamo dovuto cambiare strada, salire da Pazzalino, e la strada è più lunga. Siamo arrivate a casa alle undici di sera. Ma quando siamo arrivate là alla cappella, ci siamo messe a cantare per far sentire ai nostri genitori che stavamo arrivando.
(Documenti orali della Svizzera italiana 6. Val Colla e sponda sinistra del Cassarate. CDE/ ACVC, 208-209).

1 Ristorante di Penasgín: bottega ristorante che sorgeva in Piazza Dante a Lugano fin verso gli anni Venti del Novecento, gestita da un Nobile di Campestro e da lui così chiamata in onore del luogo d’origine (Agliati 1983, 237-239); Penasgín, n.pr., è propriamente soprannome degli abitanti di Lugaggia e Tesserete (LSI 3.817 s.v. penagín).

Veduta della Piazza Guglielmo Tell, fotografia di Grato Brunel
Veduta del Giardino pubblico, fotografia di Grato Brunel

In quell’anno 1896 la pioggia non aveva ancora terminato di imperversare; infatti tra fine ottobre e i primi di novembre il lago di Lugano esonda nuovamente. Il mese seguente sarà la neve a cadere fitta, arrivando a toccare il mezzo metro di altezza nel centro di Lugano.

(Nicola Arigoni)