Archivio storico Lugano

Una gita tra i soprannomi dei paesi

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La Città di Lugano, con i suoi 37 ex comuni e frazioni, può vantare un cospicuo numero di soprannomi etnici, termine con il quale si indicano gli appellativi con cui vengono chiamati gli abitanti di un paese da quelli di uno vicino e/o da loro stessi. Risalire al periodo di formazione di questi epiteti, diffusi in tutto il Cantone, è difficile; le prime attestazioni scritte finora note si situano alla fine del XIX secolo. Così come per i soprannomi individuali o di famiglia, anche per questi soprannomi etnici la fantasia popolare si è distinta per varietà e ingegno.

In genere questi soprannomi mettono in evidenza alcune caratteristiche, soprattutto negative, attribuite agli abitanti dei vari paesi. Il mondo animale è ben rappresentato, sia da animali selvatici sia da animali domestici. Per i primi abbiamo: i Ratt ‘topi’ di Castagnola, gli Scorbatt ‘corvi’ di Ruvigliana, le Rann ‘rane’ di Noranco, le Balarina ‘cutrettole’ di Scareglia, i Tetaformiga ‘torcicollo, uccello dei Piciformi’ di Curtina. Per gli animali domestici si possono citare: i Picitt ‘pettirsossi o scriccioli’ di Breganzona, i Tòr ‘tori’ di Gandria, i Bocín ‘capretti’ di Piandera, le Cavre ‘capre’ di Villa Luganese. Il mondo vegetale conta invece unicamente due attestazioni: i Sarasín ‘piccoli salici’, le Burdón ‘rape’ di Pambio e le Lóvri ‘querce’ di Carabbia.

I riferimenti a peculiarità caratteriali o comportamentali sono quelli che maggiormente sono presenti nei soprannomi. Sono messe in evidenza caratteristiche negative, come: i Capinatt ‘azzeccagarbugli’ di Cureggia, i Gòss ‘avidi’ di Pregassona, Pazzalino, Curtina e Madonnetta, i Bosarde ‘bugiardi’ e i Mòrte da sögn ‘addormentati’ di Bogno, i Bicágn, Matt, Matón ‘matti’ di Certara, i Maión ‘mangioni’ di Sonvico. In altri casi le caratteristiche sono neutre: i Ciaparatt ‘acchiappatopi’ di Cassarate, i Ciciapedü ‘brucia pantofole’ di Cimadera, i Balerín ‘ballerini’ di Piandera, i Sassairö di Cozzo e i Sassaréi di Pazzallo ‘abitanti sui sassi. Le caratteristiche fisiche sono meno presenti, annoverando tre soprannomi: i Pè piatt ‘piedi scalzi’ di Viganello, i Maltondü ‘mal tosati, riferito ai capelli’ e i Perá ‘pelati’di Signora. Da ultimo i mestieri o le occupazioni lavorative tipiche, che sono utilizzati soprattutto in soprannomi relativi a paesi della Val Colla: i Catafónge ‘raccogli funghi’ e i Polsín ‘attrezzo del ramaio’ di Cimadera, i Magnán ‘ramai’ di Colla, i Pessatt ‘pescivendoli’ di Maglio di Colla, i Brandoratt ‘costruttori di staccionate’ di Certara, i Morinè ‘mugnai’ dei Molini (Piandera), gli Oliatt ‘produttori di olio’ di Viganello, gli S’cepasciücch ‘rompi ceppi’ di Soragno.

Se da una parte è possibile ricostruire i significati di alcuni soprannomi, dall’altra può risultare difficile spiegarne la genesi e le motivazioni. Trattandosi di dati relativi alla cultura orale, ci si deve affidare alla memoria delle persone. Altre volte invece la tradizione orale trova riscontri nella documentazione storica. Quest’ultimo è ad esempio il caso del soprannome i Bosarde ‘bugiardi’ dato agli abitanti di Bogno, che secondo la tradizione richiama l’episodio in cui San Carlo Borromeo, visitando la Val Cavargna, venne derubato della sua merenda da parte degli abitanti di quella valle (soprannominati Mangiamerénda); chiesto a quelli di Bogno dove fosse la merenda essi, pur sapendolo, non confessarono. Il santo li apostrofò quindi con l’epiteto di bugiardelli (DOSI 6.123-124). O ancora anche il soprannome Falcemartello dato a quelli di Curtina, frazione di Colla, richiama la militanza politica all’interno del movimento socialista da parte di molti abitanti di quel paese. Alcuni soprannomi entrano poi a far parte di filastrocche o motteggi; si ricorda perlomeno quella in uso fra gli abitanti di Sonvico e quelli di Cadro.

Altri nomignoli si prestano a una doppia interpretazione; è il caso ad esempio dei Tetaformiga di Curtina (frazione di Colla), che letteralmente ‘succhia formiche’; da un lato indica il torcicollo, uccello dei Piciformi, che si ciba prevalentemente di formiche, che ingerisce introducendo la propria lingua lunga, protrattile e vischiosa nelle fessure dei formicai; dall’altra può pure assumere il significato di ‘persona avara’. Anche i soprannomi degli abitanti di Carabbia, Martor e Martoréi, e di Barbengo, Orócch hanno un duplice significato; i primi possono essere interpretati come ‘martora’ e ‘poveraccio; babbeo’, il secondo come ‘allocco’ e ‘babbeo’. Va da sé che spesso la spiegazione più plausibile è quella che fa riferimento a una caratteristica negativa.

Fonti: Lessico dialettale della Svizzera italiana, Bellinzona 2004. Documenti orali della Svizzera italiana. 6. Val Colla e sponda sinistra del Cassarate, Bellinzona, 2019.

Barbengo: Orócch, Sarasín
Breganzona: Picitt
Fraz. Biogno: Cupín
Carabbia: Lóvri, Martor, Martoréi
Castagnola: Ratt
Fraz. Cassarate: Ciaparatt
Cureggia: Capinatt
Gandria: Tòr
Lugano: Sbróia, Sbroiabotásc
Fraz. Ruvigliana: Scorbatt
Pambio-Noranco: Burdón (Pambio), Rann (Noranco)
Pazzallo: Sassaréi
Pregasssona: Gòss
Bogno: Bosarde, Scaldabanca, Mòrte da sögn
Brè: Cai
frazione Aldesago: Baregòtt, Balgòtt, Barigòten
Cadro: Maciái, Padèll, Poltrón
Certara: Bicágn, Brandoratt, Maciala, Matt, Matón
Cimadera: Catafónge, Ciciapedü, Polsín, S’ciopetín
Colla: Lecalüm, Magnán, Piasentín
frazione Maglio: Pessatt
frazione Cozzo: Ghèzz, Sassairö
frazione Curtina: Gòss, Tetaformiga, Falcemartello
Davesco: Ciochín
Insone: Narón
Piandera: Balerín, Bocín, Brandoratt (do Pián), Canchen
frazione Molini: Morinè, Pessatt
Scareglia: Balarina, Ciochinéi, Mazzabár, Scariòta
Signora: Balarina, Lanín, Maltondü, Perá, Scaldabanca
Sonvico: Bötes de reménghe, Zocorón, Maión, Malgiatt
frazione Dino: Porsceín
Soragno: S’cepasciücch
Viganello: Oliatt, Pé piatt, Ratt, Tòr
Fraz. Pazzalino: Gòss
Villa Luganese: Cavre, Porscelitt

(Nicola Arigoni)